Euristeo, Vienna, van Ghelen, 1724

 EURISTEO
 
    Dramma per musica da rappresentarsi nell’imperial palazzo da dame e cavalieri, per comando della sacra, cesarea e cattolica real maestà di Carlo VI, imperador de’ Romani sempre augusto, alla sacra, cesarea e cattolica real maestà di Elisabetta Cristina, imperadrice regnante, l’anno MDCCXXIV.
    La poesia è di Apostolo Zeno, poeta ed istorico di sua maestà cesarea e cattolica. La musica è di Antonio Caldara, vicemaestro di cappella di di sua maestà cesarea e cattolica.
    Vienna d’Austria, appresso Giovanni Pietro van Ghelen, stampatore di corte di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 ARGOMENTO
 
    Euristeo, figliuolo di Temeno re d’Argo, della discendenza degli Eraclidi, fu esposto per comandamento dell’oracolo nel bosco del tempio di Giove olimpico in Elide, dove fu trovato e allevato sotto nome di Ormonte da Tersandro, custode del tempio. Crebbe egli quivi in compagnia di Erginda, figliuola di esso Tersandro, da cui in capo a molti anni avendo inteso non essere suo figliuolo, come fino ad allora aveva stimato, determinò di partire, come fece furtivamente da lui, e di tentare altrove la sua fortuna. Portossi adunque alla corte di Cisseo, re di Macedonia, il quale allora essendo in guerra con Epigene, re di Tessaglia, e dopo molte sconfitte trovandosi da lui assediato in Edessa sua capitale, erasi con pubblico editto obligato di dare in moglie l’unica sua figliuola, Aglatida, a chiunque vincesse ed uccidesse Epigene e da tale angustia e pericolo lui liberasse e ’l suo regno. Mossi dalla grandezza del premio, i principi circonvicini vennero a Cisseo con le lor forze in aiuto, fra i quali Clearco dell’Etolia e Glaucia dell’Illirio; ma tutti vi restarono vinti e l’ultimo anche gravemente ferito. In più incontri erasi in tal mentre segnalato Ormonte di tal maniera che, per la ferita di Glaucia e per l’applauso de’ soldati innalzato da Cisseo al supremo comando dell’armi, fatto un ultimo sforzo, ebbe la buona sorte di uccidere Epigene in una campale battaglia e di liberare la città dall’assedio. Dimandò il prezzo della vittoria e non senza difficoltà finalmente l’ottenne nella principessa Aglatida ma solo dopo essere stato riconosciuto, col mezzo d’Ismene, sua sorella che allora trovavasi in corte del re Cisseo, e con quel di Erginda che quivi lo aveva seguitato, per Euristeo principe d’Argo. Ciò che v’ha di fondamento istorico e di favoloso nel dramma può ricavarsi da Igino, da Velleio, da Pausania e da altri, avvertendosi solamente che il nome di Euristeo è finto, in luogo di quello di Archelao che gli danno alcuni de’ sopradetti scrittori; il che si è dovuto fare non senza giusti motivi.
    La scena è nella reggia di Edessa, capitale antica della Macedonia.
 
 ATTRICI ED ATTORI
 
 ISMENE principessa d’Argo
 (Margherita Orsini contessa Plakai)
 ERGINDA figliuola di Tersandro, custode del tempio di Giove olimpico, e amante di Ormonte
 (Giuditta contessa Starhemberg)
 AGLATIDA figliuola del re Cisseo e amante di Ormonte
 (Gioseffa contessa Berg)
 ORMONTE generale del re Cisseo, riconosciuto per Euristeo principe d’Argo, amante di Aglatida
 (Carlo Giuseppe marchese Gallarati)
 CISSEO re di Macedonia
 (Luigi principe Pio di Savoia)
 CLEARCO principe dell’Etolia, amante d’Ismene
 (Ferdinando conte Harrach)
 GLAUCIA principe dell’Illirio, amante di Aglatida
 (Pietro marchese Stella)
 
 ORCHESTRA
 
    Adamo conte Questenberg, tiorba; Lodovico conte Soleburg, traversiere; Ferdinando conte Lamberg, violino; Cristiano principe di Lobkowiz, violino; Federigo conte Cavriani, fagotto; Carlo Roberto conte Truchses di Zeill, haubois; Cristoforo conte Proskau, violino; Ferdinando conte Perghen, cembalo II; Carlo conte Aprémont, violino; Giovanni Battista conte Perghen, violoncello; Giuseppe conte Stubenberg, violino; Carlo Francesco conte Rotal, violino; Cristoforo conte Pertusati, violino; Casimiro conte Wertenberg, violino; Sigefrido conte Lengheim, Ottavio conte Piccolomini, violino; Adamo Filippo conte Logi, contrabasso; Sigismondo conte Herberstein, violoncello; Costantino barone Figher, fagotto; Giovanni Carlo conte Hardeck, violoncello; Francesco conte Pachta, violino; Michele baron Lazari, violino.
 
 PRIMO BALLO
 
    Rosalia contessa Thurn e Walsassina, Cristina contessa di Salm, Goiseffa contessa Hencklin, Antonia contessa Sinzendorf, Carlo conte di Salm, Antonio conte Strasoldo, Giuseppe conte Zobor, Cristiano baron Westenrod.
 
 SECONDO BALLO
 
    Introdotto dalla serenissima arciduchessa regnante Maria Teresa; Eleonora contessa Goes, Gioseffa contessa Fünffkürchen, Isabella contessa Stirum, Francesca contessa Thierheimb, Enrico conte Schlick, Francesco conte Schrottenbach, Wenceslao conte Venier, Cesare conte Capitani.
 
 TERZO BALLO
 
    Le serenissime arciduchesse regnanti Maria Teresa e Maria Anna, Maria Anna contessa d’Althann, Maria Antonia contessa Cerbellon, Wilelmina contessa Souche, Sofia contessa Würm, Carlo conte d’Althann, Leopoldo conte Kinski, Carlo conte Cobenzel, Pietro principe Rofrano, Sigismondo conte Kefenhiller.
 
 COMPARSE
 
    Guardie reali con Cisseo, soldati macedoni con Ormonte, damigelle macedoni con Aglatida e suo paggio, damigelle argive con Ismene e suo paggio, ninfe con Erginda e suo paggio.
 
 MUTAZIONI DI SCENE
 
    Nell’atto primo: atrio con logge nel palazzo reale.
    Nell’atto secondo: deliziosa.
    Nell’atto terzo: sala reale.
    Le scene furono vaga invenzione di Giuseppe e Antonio Galli Bibiena, primo e secondo ingegneri teatrali di sua maestà cesarea e cattolica.
 
 BALLI
 
    Nel primo atto: di guerriere e di guerrieri macedoni.
    Nel secondo atto: di giardiniere e di giardinieri reali, introdotto col canto da nobil ninfa.
    Nel terzo atto: di nobili giovanette e giovanetti macedoni, guidato dai principi della gioventù.
    Il primo ballo fu vagamente concertato da Pietro Simone Levassori de la Motta, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica. Il secondo e terzo ballo furono vagamente altresì concertati da Alessandro Philebois, maestro di ballo di sua maestà cesarea e cattolica, con le arie per li detti balli di Nicola Matteis, direttore della musica instrumentale di sua maestà cesarea e cattolica.